domenica 27 ottobre 2013

Sempre ad Est


Sempre ad est ...                                                    


Sono affezionata a questo romanzo. Perchè? Perchè questo libro accompagnava in treno il mio amico Massimo la prima volta che l'ho conosciuto quando da Firenze è venuto a trovarmi a Castiglione del lago.
Era Ferragosto di quest'anno e ci siamo seduti ai tavolini del Bar Castello sotto una cornice di  ulivi centenari con il lago Trasimeno a farci da specchio. Abbiamo parlato di noi, dell'avventura dello scrivere, dei nostri progetti e della nostra vita, è stato naturale il nostro incontro e ci siamo trovati nello stesso interesse per la fantascienza, genere purtroppo poco valorizzato in Italia. Quando Massimo ha tirato fuori il suo romanzo, che mi disse aver scritto parecchio tempo prima, mi chiese un giudizio spassionato. Qui però non vi dirò nulla o quasi di ciò che ho poi scritto al mio amico Massimo dopo la lettura tutta d'un fiato del suo romanzo, perché è un "segreto professionale". Scherzi a parte lessi il libro in poche ore, rubate centellinando piccoli momenti ai giorni pieni di impegni, ma la storia incalzava per arrivare al finale (a sorpresa!) ed era scorrevole planare con la fantasia su queste pagine...Avrei potuto leggerlo tutto in una notte come una fiaba delle Mille e una notte se non avessi atteso volutamente per prolungare il piacere della lettura.
In queste pagine ho ritrovato elementi autobiografici nascosti a chi non conosce personalmente l'autore che invece a me sono stati chiari grazie alle nostre conversazioni e scambi avuti in mail o al telefono ed è stato bello ritrovare i pensieri di un amico dentro una piacevole lettura. 

Titolo                                                                                                

La prima cosa che mi ha subito incuriosito è stato il titolo: Sempre ad est. 

L’Oriente, l’Est, è la direzione del Sole nascente, quindi simbolicamente dell’alba, del risveglio, dei nuovi inizi. È il luogo dal quale il Sole ci accoglie ogni mattina, donandoci luce e calore. Questa direzione nel suo significato simbolico porta con sé la chiarezza, la possibilità di vedere, forse anche la preveggenza e esorta la luce interiore a nascere in noi...La copertina del libro fa proprio pensare al terzo occhio e alla preveggenza e quindi ai segnali che dovremmo cogliere per vivere la nostra vita con la nostra personale Essenza.
 Il sole è simbolo di vita, di continua trasformazione e rigenerazione, ci mostra la gioia e la creatività del giallo e dell’oro, l’espansione e l’energia del fuoco e della sua forza. Il sole è elemento attivo di polarità maschile è il principio positivo yang. Anche l’Est quindi è il regno dell’energia maschile, della natura attiva, conoscitiva, capace di inoltrarsi in aree di vita non esplorate per ricavarne nuove idee e metaforicamente per portare avanti sempre il viaggio verso la nostra conoscenza interiore. Il potere dell’Est è quello della luce, dell’illuminazione mentale e spirituale, che rende consapevoli della propria visione interiore e dà così il coraggio di seguire il personale cammino.
Partendo da questo bellissimo titolo che non indica solo una direzione da seguire ma  una vera e propria filosofia di vita che posso ricollegare certamente  al fatto che  Massimo segue il cammino Buddista (non è un caso che il Buddismo si sia sviluppato massimamente in estremo Oriente) ci inoltriamo anche nel viaggio sempre ad est di Hynreck , l'eroe di questo romanzo che, a dirla tutta è un personaggio un po' particolare che non ha le caratteristiche proprie dell'eroe stereotipato che siamo abituati a conoscere.

Incipit                                                                                                 


 "Agli occhi di un surypanta la vita di un uomo deve essere certo un rapido sbatter di ciglia; questo pensava Hynreck quando era in compagnia di Saj. Si era domandato spesso come doveva apparire miseramente breve la sua esistenza dal punto di vista della fantastica creatura. Effimera come un bel sogno di una notte invernale, e magari altrettanto evanescente e irreale. Quale conoscenza poteva, infatti, avere della realtà un essere potenzialmente immortale?" 


L'incipit è, come dice Traversetti, "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" e questo "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe".
Vi ho riportato solo le prime otto righe, perchè credo siano sufficienti ad individuare il seme centrale da cui si dipana tutta la storia. Certo voi (e anche io l'ho fatto) vi starete chiedendo ma cos'è un surypanta? 
Come giustamente scrive Lorenzo Spurio nella sua accurata recensione del romanzo che trovate nel suo Blog  letteratura e cultura :

E’ la prima domanda che il lettore del nuovo romanzo di Acciai si fa immergendosi nella lettura. Non ci sono particolareggiate descrizioni di questo tipo di animale, sappiamo che è di piccole dimensioni, che miagola e che trova particolare piacere nell’essere accarezzato sulla testa. Non è un gatto. E’ inutile indagare a quale animale possa avvicinarsi perché stiamo parlando di un romanzo fantastico, quindi in ciascun modo vi figurate questo animale, non avrete sbagliato.

Massimo ci invita ad usare la nostra fantasia, a figurarci il surypanta con la nostra visione stimolata da pochi indizi... Per me il primo indizio è stato il nome. E mi ha subito avvolto nel suo mistero inIziatico. Mi sono messa così a fare delle ricerche e ho trovato qualcosa di molto interessante...


Sūrya per esempio è il dio vedico del Sole rappresentato nell'arte indiana secondo le convenzioni figurative dell'Apollo greco, sfolgorante su un cocchio tirato da veloci cavalli (sette, gli Haritas, o da uno solo, a sette teste, Etasha) guidati dall'auriga Aruna (il “rosso”). Eretto sul suo cocchio, Sūrya tiene nelle mani gli attributi che ne precisano l'identità, cioè fiori di loto e la conchiglia. Tra i suoi appellativi i più comuni sono: Bhāskara, “donatore di luce”, Lokacakṣuh, “occhio del mondo”, e Sāvitri, “Stimolatore” della manifestazione."
Ecco che il prefisso sury potremmo ricollegarlo alla forza Yang del Sole.

Nei Ṛgveda (Inni dei Veda" o "Inni della Conoscenza"), la più antica raccolta degli inni vedici     ( raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli arii che invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, ) l' Ātman, il Sé, cioè l'essenza, il soffio vitale, di ogni cosa è identificabile nel Sole (Sūrya):
(SA)
« citraṃ devānām ud agād anīkaṃ cakṣur mitrasya varuṇasyāgneḥ āprā dyāvāpṛthivī antarikṣaṃ sūrya ātmā jagatas tasthuṣaś ca »

 (IT)
« Si è alzato il volto luminoso degli Dei, l'occhio di Mitra, di Varuṇa, di Agni, ha colmato il cielo la terra e l'aria: il Sole (Sūrya) è il soffio vitale di ciò che è animato e di ciò che non è animato »
(Ṛgveda I, 115,1)

Trovo meraviglioso poter rivendicare nel termine surypanta questa descrizione anche se non appartiene al Buddismo ma all'Induismo (mi perdonerà Massimo?). Ma se pensiamo all'altro termine che compone il nome surypanta forse ci entra anche il Panteismo. Panta è il πάντα greco che significa Tutto? Io l'ho inteso così. 
E se Panta sta per il tutto, l'Induismo, che secondo Francesco Sferra comprende, in realtà, un insieme variegato di religioni e di visioni del mondo anche contrastanti, ha al suo interno anche una radice panteista. Noi stessi siamo spesso in contrasto con il nostro spirito e Hynreck stesso che sembra essere l'eroe buono e insieme abbastanza sempliciotto, privo delle doti tipiche dell'eroe stereotipato, ha in sè la spinta di fuoco dell'ira e della rabbia che muove il motore interno di azioni e reazioni che lo spingeranno sempre a  proseguire il viaggio.

δαίμων                                                                                               

Pantalaimon (il daimon di Lyra la protagonista del libro di Pullman: La Bussola d'oro)*

Il Surypanta può dunque essere tradotto con " ciò che anima ogni cosa" secondo me e io lo ricollego (ed è stata la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo del surypanta) al dàimon socratico. La parola greca δαίμων (leggi dáimōn) oggi tradotta comunemente con demone, non va confusa con l’idea di essere demoniaco che si ha dall’avvento del cristianesimo.
 Di etimologia incerta, il termine δαίμων è forse legato al verbo Δαίωμαi (daiomài), che significa “spartire”, “distribuire”, il termine lascia quindi intendere che il demone è colui che “distribuisce, o assegna, il destino”. Dàimon si traduce e identifica quindi con "spirito", "essere divino", e rappresenta una sorta di angelo custode precristiano.

La più nota  accezione di dàimon che conosciamo, è sicuramente quella che ci è stata tramandata da Platone e Apuleio, appartenente al padre della filosofia occidentale: Socrate.

Socrate non era ateo, ma anzi affermava di credere in una particolare divinità, figlia degli dei tradizionali, che egli chiamava dàimon. Egli si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser continuamente spinto da questa entità a discutere, confrontarsi, e ricercare la verità morale : 

“ch’ei m’avviene un che divino e demoniaco, come disse nella querela anche Meleto, pigliandosene gioco. Ed è una cotale voce, che, sino da fanciullo, sento io dentro. E tutte le volte che io la sento, mi svolge da quello che son per fare: sospingere, non sospinge mai”
(Apologia XIX).

Questo spirito guida, secondo il filosofo, è in realtà presente in tutti gli uomini, e accompagna ciascuno nel corso della propria vita. Non solo: infatti il dàimon è anche il compagno scelto nell’Ade dall’uomo prima di cominciare la sua esistenza terrena e che, dopo la morte, guida l’anima sino al luogo in cui deve essere giudicata. Dunque, esso si configura come uno spirito guida della coscienza, e si identifica con le forze divine del male o del bene e arriva durante il sonno a consigliare ed illuminare.

Partendo dall'intuizione che un surypanta sia lo spirito che anima la nostra vita possiamo dedurre quindi che il surypanta di nome Saj sia il demone, lo spirito, (l'anima?) del nostro eroe Hynreck. E' interessante notare che in greco la parola eudaimonìa si traduce con felicità, ossia un buon demone, uno spirito buono. Avere in sorte uno spirito buono ci permetterà quindi essere felici.


Passo tratto da : La felicità. Saggio di teoria degli affetti di Salvatore Natoli

I greci non erano i soli ad essere a conoscenza dei dàimon: gli egizi ad esempio credevano in uno spirito, una forza vitale che ci accompagna nella vita, il Ka; i nativi dell’isola di pasqua credevano negli Aku-Aku, spiriti appartenenti ad ognuno, che era possibile vedere e con cui, in casi fortunati, era possibile parlare. Inoltre, i popoli nordici credevano nei Dal’fek, spiriti propri di ogni guerriero, che avevano una forma di animale che meglio esprimeva la loro personalità. I nativi americani invece credevano negli animali totem, animali che condividevano la loro conoscenza e il loro contatto con la natura e con il tutto, con chi fosse riuscito a stabilire un contatto con loro. Nell’Induismo, per esempio, è noto col nome di Atman, l’aspetto individuale di Brahman, o Sé universale.

Saj                                                                           

Prendiamo ora in esame il nome del nostra surypanta (è femmina!). Partiamo come sempre dal nome: Saj.
Benedetto google che ci fa trovare l'impensabile! Tralasciando il Ṣāj (arabo: صاج, ṣāj, pron. «saǧ») che designa il nome libanese usato per indicare un tipo di pane di forma piatta, particolarmente diffuso nella cucina di vari Paesi arabi. 
Prendiamo invece in esame Saj '(in arabo: سجع)  una forma di prosa rimata in letteratura araba. È così chiamato a causa della sua uniformità o monotonia, o da una immaginaria somiglianza tra il suo ritmo e il tubare di una colomba. Si tratta di uno stile altamente artificiale di prosa, caratterizzato da un tipo di ritmo e rima. Saj è usato nella letteratura sacra, comprese le parti del Corano, e nella letteratura secolare, come ad esempio: le Mille e una notte.

Che cosa c'entra direte voi? E no, invece c'entra eccome vi dico io, per due motivi. 
Primo i nostri surypanta sono dotati di una qualità unica che permette loro di emettere un canto quasi paradisiaco. Il narratore ce lo descrive così: 

"Lei(Saj) ricambiava le coccole con sguardi eloquenti e con il suo canto dalla tonalità altissima, ma mai stridula o sgradevole. Era un canto misterioso, ipnotizzante, senza tempo. Il tempo stesso pareva annullarsi quando Saj iniziava il suo canto. Talvolta Hynreck si chiedeva se era un semplice modo per attirare l'attenzione oppure era un canto vero e proprio, con un preciso intento artistico. La domanda era di quelle destinate a rimanere senza risposta".(pag.12)

"Stavolta la porta si aprì, silenziosa come una sera di dicembre sulle rive di un lago. Dall'interno giunse un canto meraviglioso, il più bello che mai avesse udito in vita sua. Era un canto che sembrava provenire da notti infinitamente lontane, quando la terra era ancora giovane, oppure da un futuro inimmaginabile, quando la terra fosse giunta al suo ultimo giro. Era un coro senza tempo e senza spazio. Era il saluto di surypanta  felici di vivere e di essere amati dagli umani"(pag.136)

 Questo canto evocativo è in grado di attirare l'attenzione di chiunque lo senta e non può passare inosservato, come un richiamo d'anima che provenga da ere lontane, il richiamo delle sirene d'Ulisse,  un canto ipnotico che catalizza l'attenzione.
Anche Massimo, come si legge a pag.12 instilla il dubbio in Hynreck che quel canto possa avere un preciso intento artistico e risponde che non lo sapremo mai (come tante altre risposte alle innumerevoli domande che ci si pone durante la lettura della storia). Rimasta insoddisfatta per l'ennesima volta la nostra curiosità non resta che trovare noi, le risposte alle nostre domande attraverso la fantasia. Magari quel canto avrà un preciso intento, magari è la loro lingua, il loro modo di comunicare qualcosa o il loro testo sacro che si tramandano nelle ere della loro eternità di esseri immortali.

  Il secondo motivo per cui riconduco il nome Saj ad una forma letteraria ritmata o ad un canto di un testo sacro è che nella storia ha molta rilevanza Il libro delle formule magicheun libro particolare che permette ai protagonisti di proseguire il viaggio e che ha tutta l'aria di essere un testo sacro da decifrare, scritto da un saggio di un paese lontanissimo molti scoli prima e che contiene le risposte a qualsiasi domanda ... si legge nel racconto. Ed è attraverso la decifrazione di questo libro che è possibile ritrovare Saj e che permetterà ai vari personaggi di condurre a termine quest'avventura.
Massimo cita direttamente nelle note che questo libro si riferisce a I Ching ** il libro cinese degli oracoli ma se dovessimo leggere la storia con la nostra ottica ed esperienza allora forse  potremmo  metterci dentro pure i nostri libri sacri iniziatici come  la Bibbia, Il Corano , Gli inni dei Veda che ho citato più sopra ecc.. 

Secondo me però questa sorta di cantilena/ninna nanna insita nel nome Saj designa la personalità del dàimon/surypanta della storia. La figura di questo stesso animale che a tratti somiglia ad un gattino è fin troppo tranquilla e monotona, non sembra neppure reale ma più che una figura mitologica sembra essere un prolungamento della mente umana una sorta di “cassetto della memoria” di “cassaforte del tempo” mascherato da "peluche". Saj rappresenta l'elemento Yin della narrazione, il lato oscuro, il principio femminile, la notte, il lato dormiente ... e in effetti scoprirete nel corso del romanzo che è proprio così!

"Non svegliare il surypanta che dorme!"


La teoria della ghianda                                                                     


Questo spirito che anima ogni cosa mi fa venire in mente anche la teoria della ghianda di James Hillman .
La teoria della ghianda dice che io e voi e chiunque altro siamo venuti al mondo con un’immagine che ci definisce. E questa forma, questa idea, questa immagine non tollerano eccessive divagazioni. La teoria della ghianda sostiene che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di potere essere vissuta. Noi nasciamo con un carattere; che è dato; che è un dono, come nelle fiabe dalle fate madrine al momento della nascita.
Se sei una ghianda non potrai che diventare una quercia, un giorno. Per quanto tu tenti di deviare il corso degli eventi o di forzare la tua natura, il tuo destino è di diventare una quercia. Niente altro che una quercia. E’ il tuo dàimon.
Ciascuno di noi è unico, ciascuno di noi ha un talento, scoprirlo e nutrirlo con l’applicazione è ciò che dà un senso al nostro essere qui e ciò da cui dipende la nostra felicità e il nostro equilibrio. 
La teoria della ghianda e il concetto del dàimon dello psicanalista e filosofo americano James Hillman racchiudono l’accettazione di un mistero, di qualcosa di innato che chiede solo di poter uscire allo scoperto rispettandone tempi e modalità, diverse per ognuno di noi.

Dàimon in greco come abbiamo visto lo traduciamo con  demone. Andando oltre la sua comune accezione, il termine rende l’idea perchè dàimon è ciò che pervade tutto il nostro essere. Si rifà al mito di Er di Platone e Hillman descrive il dàimon come la creatura divina che ci guida nel compimento di quel disegno che la nostra anima si è scelta prima di nascere e di cui ci dimentichiamo al momento in cui veniamo al mondo. Ma la vocazione, la chiamata, resta. E è proprio il dàimon che ci spinge a realizzarla.

Per riconoscere il seme che ci guida bisogna prestare attenzione ai segnali dell’infanzia. A volte sono improvvisi, a volte perfino contraddittori, ma solo in apparenza. A volte il dàimon si rivela all’ improvviso, a volte ti protegge affinchè tu raggiunga l’età in cui sarai in grado di guardare in faccia il tuo destino.
Il modo in cui siamo stati cresciuti, i condizionamenti esterni, gli schemi mentali che ci costruiamo, le necessità del vivere ci soffocano e ci confondono, ma il nostro dàimon è lì per ricordarci che dobbiamo compiere il nostro destino ed è lì a creare le condizioni stesse affinché accada. Facendoci incontrare le persone che dobbiamo incontrare, frapponendo nella nostra vita anche gli ostacoli da superare perché necessari alla nostra evoluzione.

Se realizziamo che esiste la spinta del nostro dàimon, allora si spiegano molte cose...

Hillman sostiene che:
  "Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa. Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Il paradigma oggi dominante per interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco reciproco tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella particolarità che dentro di noi chiamiamo "me". Se accetto l'idea di essere l'effetto di un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato".

Il nostro "compagno", il nostro dàimon ci ricorda il contenuto della nostra immagine, è il portatore del nostro destino. Per approfondire questi concetti vi suggerisco la lettura del libro di James Hillmann "Il codice dell'Anima ".

 Di seguito ve ne lascio un passo ...

Dal racconto platonico del mito di Er , dall'ultimo capitolo della "Repubblica":
"Le anime , che provengono da vite precedenti e soggiornano in una sorta di aldilà , hanno ciascuna un destino da compiere , una parte assegnata (Moira) che corrisponde in un certo senso al carattere di quell'anima . Per esempio l'anima di Aiace Telamonio , il valoroso e irruente guerriero ,scelse la vita di un leone , mentre quella di Atalanta , la vergine famosa per la velocità nella corsa , scelse il destino di un atleta e un'altra anima quello di un abile artigiano. L'anima di Ulisse , memore delle prove e dei travagli patiti e "guarita di ogni ambizione ", andò a lungo in giro alla ricerca di una vita di uomo solitario senza occupazione , e la trovò a stento , gettata in un canto e negletta dagli altri ... 
Quando tutte le anime si erano scelte la vita , secondo che era loro toccato , si presentavano davanti a Lachesi [ lachos , parte , porzione di destino ] . A ciascuno ella dava come compagno il genio          [ dàimon] che quella si era assunto , perchè le facesse da guardiano durante la vita e adempisse il destino da lei scelto . Il daimon conduce l'anima dalla seconda delle personificazioni del destino , Cloto [ klotho , filare , volgere il fuso ]. Sotto la sua mano e il volgere del suo fuso , il destino             [ moira] prescelto è ratificato . ( Gli viene impresso il suo particolare effetto ? ). Quindi il genio [dàimon] conduceva l'anima alla filatura di Atropo [atropos, che non si può volgere all'indietro , irreversibile ]per rendere irreversibile la trama del suo destino .
Di lì senza voltarsi , l'anima passava ai piedi del trono di Necessità ( Ananke ) o , come traducono alcuni , del grembo di Necessità . "

Trama                                                                                                 


Tornando a noi ...sempre Lorenzo Spurio nella sua recensione ci descrive la trama:

Il romanzo non è altro che la storia della ricerca difficile e disperata dei surypanta che sono stati rubati da un potente mago. L’intera narrazione ci informa delle varie peripezie che l’ “eroe” deve sopportare per riappropriarsi ciò che è suo. [...]
Il recente romanzo di Acciai, Sempre ad est, è una narrazione affascinante che ci fa viaggiare attraverso terre intricate ed oscure, ricche di mistero e sulle quali domina la magia nera di un potente mago noto come il Raccoglitore. Per sfidare questo potente wizard che con le sue doti oscure è riuscito a rubare tutti i surypanta della zona ci vengono narrate le gesta di Hynreck che, più che un valoroso guerriero, ci viene presentato come un viandante sfortunato, inetto e particolarmente istintivo, «una di quelle persone che si arrabbiano due volte la seconda per essersi arrabbiati». Nella sua vorticosa ricerca del suo surypanta Saj, Hynreck è accompagnato dal cavallo Frumgar che, diversamente da quanto ci si aspetterebbe, non è un cavallo parlante.

E qui devo ancora fare una piccola digressione perchè (sarà un caso?) Tornando al dio vedico Sūrya, sappiamo che sua moglie Sanjanā, in seguito assunse il nome di Aśvin (giumenta), poiché secondo il mito ella sfuggì al marito prendendo l'aspetto di una cavalla. Sūrya nondimeno scoperse l'inganno e assumendo le fattezze di uno stallone inseguì la moglie con la quale si accoppiò dando vita ai gemelli Aśvin. In questo suo aspetto equino, Sūrya dettò al saggio Yajnavalkya lo Yajurveda bianco (il terzo veda).
Frumgar (nome di tolkieniana memoria il cui significato è « comandante », era il capitano della migrazione verso nord degli Éothéod dalle Valli dell'Anduin, ) come capirete leggendo il libro non è un semplice cavallo ma un compagno e io direi addirittura una parte di personalità del nostro eroe "sfigato" (come lo chiamo ironicamente) che riemerge nella storia in situazione particolari. Andiamo avanti e vediamo cosa accade...

L’impresa particolarmente ardua prenderà una piega diversa nel momento in cui Hynreck incontrerà Sara, una ragazza che è stata appena depredata del suo esemplare di surypanta. L’iniziale divinazione del mago buono Sering e la conoscenza degli oracoli da parte di Sara permetterà alla coppia fortuita di trovare la fortezza dove risiede il potente mago Raccoglitore. Così Hynreck, Sara e Linda, un’altra donna che Hynreck inizialmente credeva implicata nel furto dei surypanta, si imbarcano su una grande nave diretta al piccolo porto di Ladymirail, dall’altra parte dell’oceano vivendo momenti di panico per le condizioni sfavorevoli del mare. Ma la storia non è aliena a colpi di scena: nella tormentata rotta in mare infatti Hynreck crede che il capitano sia il padre del ragazzino che ha precedentemente ucciso per legittima difesa. Così, nella notte i tre fuggono su di una scialuppa approdando all’isola di Falbroth.


 Dopo alterne vicende lo sfortunato trio riesce ad arrivare alla fortezza di metallo nella quale vive il mago Raccoglitore dove seguono una serie di duelli a spada. Inizialmente la sorte è sfavorevole a Hynreck che pure rimane ferito ma poi i tre riescono ad uccidere il potente mago e a mettere in salvo centinaia di surypanta, tra cui quelli loro.


Ecco dove emerge la figura dell'eroe. Hynreck infatti mette in salvo non solo il suo surypanta ma tutti quelli catturati dal mago e facendo questo si identifica in una sorta di salvatore delle anime, di custode dell' Ātman che, come abbiamo vista prima, è il soffio vitale che anima l'universo.

Il romanzo di Massimo Acciai si intreccia in un gioco di fusione in vari generi passando da gesta epiche, a fantasiosi scenari folklorici nordici, ed elementi chiaramente favolistici come scrive Lorenzo Spurio. Ma l'elemento che emerge nel finale è di chiaro stampo fantascientifico e in questo elemento non si può non ritrovare l'anima demonica del lettore- scrittore Massimo Acciai così come io la conosco, un' anima dàimon che  fa viaggiare se stessa attraverso Massimo e i suoi personaggi (a tratti quasi autobiografici) nel multiverso, lungo Il Viaggio infinito verso Est, che è la direzione della conoscenza di sè, un viaggio intrepido verso Queste Oscure Materie del proprio essere (per voler citare la trilogia di Philip Pullman a cui il nostro autore sembra essersi ispirato per questo romanzo) che popolano la nostra mente di domande.
Il finale (di cui non tradirò la sorpresa)  spiazza un poco e ci lascia a bocca aperta perché, quasi all’epilogo, ci eravamo abituati a quel rozzo boscaiolo dell’incipit, Hynreck, che io ho erroneamente interpretato come personaggio principale di tutta la vicenda. Un eroe atipico si legge nella quarta di copertina,e anche io continuavo a pensare a questo eroe un po’troppo rozzo, a tratti "sfigato": fin troppo umano e sempre troppo poco eroe per me, cresciuta a pane e Superman!.
Il finale comunque fa pensare ad una prosecuzione anche del viaggio di Hynreck (forse in un futuro nuovo romanzo?) e allora attendiamo che il suo e il nostro viaggio prenda forma... E intanto noi, alla fine di questa avventura, forse saremo in grado, attraverso il nostro viaggio iniziatico vissuto per mano dell'eroe acciaiano,  di individuare che forma abbia anche il nostro surypanta, il nostro dàimon.

La mia impressione leggendo questa avvincente storia è che le avventure di Hynreck e Saj e tutta la compagnia siano state suggerite a Massimo dal suo surypanta segreto incarnatosi in qualche animale incrociato nell'arco della sua vita… Chissà che nome avrà questo famigerato animale? Anche questo non lo sapremo mai...
Dicevo prima che io ho erroneamente riconosciuto per tutta la durata della narrazione Hynreck come personaggio principale, in realtà però, devo ammettere che il vero personaggio principale del romanzo è Saj, la surypanta coprotagonista compagna di Hynreck,  la quale a dirla tutta se la dorme beatamente per tutto quanto "il tempo del romanzo" e si sveglia solo grazie ad un astuto trucco letterario “Non svegliare il surypanta che dorme”Cosa? Non avete capito niente? Bene! Era proprio questa la mia intenzione! Per saperne di più leggete Sempre ad Est...



Note                                                                                                    

*La Bussola d'oro
Nel mondo di Lyra ognuno ha il suo daimon, che è un essere autonomo e insieme una parte di sé. Per noi, non è che una voce che ogni tanto si fa sentire nella nostra mente; nel mondo di Lyra è un compagno visibile e tangibile, generalmente di sesso opposto al proprio, in forma di animale, che rivela molto della persona di cui fa parte. I daimon dei bambini non hanno ancora una forma fissa, e possono mutare a piacere; più tardi, con la pubertà, quando la personalità comincia a stabilizzarsi, assumono una propria forma, e non cambiano più. Essere umani significa avere un daimon, e un essere umano senza daimon è un orrore quasi inconcepibile; come un uomo senz'anima.

**

L' I Ching (secondo un'altra grafia I King) o "Libro dei Mutamenti" è un testo considerato sacro in Cina, utilizzato da più di 4.500 anni per ottenere un consiglio prima di prendere una decisione.

Nella sua forma originaria, l'I Ching è stato inventato da Fu Shi che per primo utilizzà le linee intere e spezzate per rappresentare le forze polari dell'universo: positiva (YANG) e negativa (YIN).

martedì 9 luglio 2013

Dolce e crudo


Oggi parliamo di un termine che sentiamo ripetere sempre più spesso... Raw Food. Cosa significa?
 Raw Food in inglese significa “cibo crudo” e quindi Crudismo.
Il crudismo è una dieta alimentare che prevede il consumo unicamente, o in larga parte, di alimenti crudi, non lavorati e spesso provenienti da agricoltura biologica. A seconda del tipo di stile di vita e dei risultati desiderati, la dieta crudista può includere una selezione di frutta cruda, verdura, noci, semi (di cereali, riso, anche già germinati), uova, pesce (come il sashimi), carne (come il carpaccio) e prodotti caseari non omogeneizzati e non pastorizzati (come il latte crudo, formaggi e yogurt di latte crudo). Il crudismo può includere qualsiasi dieta alimentare in cui il cibo viene riscaldato o cotto ad una temperatura compresa tra 40°C (104°F) e 46 °C (115 °F). La più diffusa dieta crudista è quella vegana, ma altre tipologie possono includere prodotti di origine animale e/o carne.

I crudisti ritengono che la cottura del cibo sopra ai 43-45 gradi centigradi provochi:
  • Uccisione degli enzimi digestivi: Gli enzimi sono importanti per digerire il cibo che mangiamo. Il  corpo può produrre enzimi per digerire il cibo cotto, ma lo fa spendendo molta energia. Questa è la ragione per cui ci si sente spesso stanchi dopo un pasto pesante e abbondante. A lungo andare il corpo umano ha sempre meno capacità di produrre enzimi digestivi e gli organi iniziano a funzionare a rallentatore o a causare malattie e disagi anche molto gravi.
  • Un cambiamento del ph dei cibi rendendoli acidificanti. Uno dei vantaggi di una dieta vegana crudista è infatti la regolarizzazione del livello di acidità del sangue che diventerà sempre più alcalino, l’ideale per l’essere umano in perfetta salute fisica.
  • La conversione di minerali presenti nel cibo da organici a inorganici, molto più difficili da assorbire dall’organismo. Un cattivo assorbimento di minerali organici può provocare calcoli renali, sedimentazione di calcio in zone indesiderate e tanti altri spiacevoli inconvenienti classificati dalla medicina moderna con nomi di malattie assai bizzarre.
  • Distrugge la maggior parte delle vitamine.
  • Distrugge la forza vitale. Mangiare cibo cucinato significa mangiare cibo al termine del ciclo vitale, in poche parole: morto. Il cibo morto ci fa sentire stanchi e pesanti, mentre il cibo vivo e crudo ha molta più energia vibrante al suo interno e ce la restituisce. Un seme crudo può germogliare, un seme cotto no! Quando cogliamo un frutto acerbo esso continua a maturare per settimane intere. Il cibo cotto al contrario inizia a decomporsi dopo pochi giorni.

 Cenni storici

La dieta crudista  prima di essere una nuova dieta alimentare che viene dall'America e che sta accogliendo vasti consensi e adepti in ogni dove è ovviamente  la più antica dieta che abbiamo sperimentato in quanto  prima alimentazione naturale dell'uomo. Prima della scoperta del fuoco infatti abbiamo raccolto e mangiato il nostro cibo crudo. La scoperta del fuoco ha trasformato l'alimentazione in un fatto soprattutto culturale e il cibo è diventato non più solo un mezzo per nutrirsi ma uno strumento  per creare: nasce così l'arte culinaria. Ma il mangiar crudo è sempre stato uno stile di vita che si è mantenuto nel corso della storia. Dal Vangelo a Ippocrate fino a molti studiosi dei primi dell'800 il crudismo ha raccolto sempre più consensi identificandosi come "cibo per il corpo e per l'anima". Il dottor Herbert Shelton poi diffuse il movimento dell'Igienismo attraverso i suoi testi in cui raccontava come con questo nuovo stile di vita aveva curato patologie ritenute incurabili per quei tempi. L'igienismo approdò poi negli anni 70 anche in Italia e poi con Aldo Capini si affermò il vegetarianismo etico, l'igienismo ha infatti radici principlamente salutiste. Oggi nel raw vegan  food invece convergono le visioni salutiste, ambientaliste, animaliste, etiche, energetiche e spirituali.
L'igienismo non raccolse vasti consensi in Italia che invece accolse con entusiasmo la macrobiotica (movimento di alimentazione naturale giapponese). In questi ultimi tempi invece sembra esserci un nuovo interesse per il crudismo soprattutto vegano. Per questo oggi vengo a proporvi questa piccola chicca...

Dolce e crudo:

dolci raw per la bellezza, la linea e il benessere 

di Lucia Giovannini, Laura Cuccato, Susanna Eduini

clicca sulla foto per leggere la scheda libro e ricevere lo sconto del 15%
 Il crudismo è un'alimentazione particolarmente indicata come dieta per disintossicarsi dai farmaci,droghe, fumo, alcol, per guarire da alcune intolleranze e allergie, per rinvigorire il copro e uscire da uno stato precario di salute.Come ho più volte detto però secondo me non bisogna farne una questione troppo ideologica perchè non è saggio considerare in modo acriticamente positivo tutto ciò che ci è stato dato in natura. E' sicuramente più saggio interpretare la naturalità delle scelte in chiave evolutiva e rispettando anche il principio di relatività. Se i primi uomini sulla terra erano crudisti questo non vuol dire che abbracciato il crudismo poi dobbiamo andare in giro con pellicce e clava! Cerchiamo di essere pratici nei limiti imposti dall'etica e dal buon senso... e allora ecco che anche  il dolce ci viene in aiuto.
Non sentitevi in colpa se non riuscite a fare a meno dei dolci perchè la preferenza per il dolce (così come per grassi e carboidrati) è dettata da un sesto senso del cervello che ci porta dritti ai cibi ricchi di calorie e che attivano il sisetma di ricompensa celebrale. (La scoperta è di un gruppo di ricercatori della Duke University negli Stati Uniti d'America e risale al 2008).
Cosa di meglio può esserci allora di coniugare la golosità al benessere? Dolce e crudo è meglio...immagino di sì! E sarà sicuramente anche più buono! I cibi crudi infatti ci riportano ai sapori originari che abbiamo un po' perso e sono sicuramente un godimento per anima e corpo!

Questo libro fa venire l'acquolina in bocca solo a vederlo ...leggo l'indice e pensando alla mia dieta sto già delirando: ricette afrodisiache, dolci al cucchiaio, pasticceria, torte di frutta e creme e dulcis in fundo...cioccolatini e caramelle!

Blu , rosso, verde e giallo...che profilo raw siete? Potete scoprirlo in questo assaggio del libro cliccando a questo link sotto si aprirà un e-book con un piccolo test divertente e i profili con le ricette ad esso collegate...Io sono risultata essere il profilo verde e per me ho scelto il dolce al cacao morbido...mmmmm


Nell'uomo autentico si nasconde un bambino che vuole giocare diceva F. Nietzsche...e allora dai! Cosa aspettiamo? Liberiamo questo bambino, giochiamo e facciamo il test e poi ricordate...ricordiamo...
LIBERiAMOci
dai luoghi comuni...
i dolci non fanno male...fanno bene!

Vale

mercoledì 3 luglio 2013

Piove sempre sul bagnato...

Banksy- "The rain-girl"
"Piove sul bagnato: lagrime su sangue, sangue su lagrime" scriveva  Giovanni Pascoli nelle sue Prose. L'espressione in seguito ha avuto molto successo ed è rimasta nella lingua comune ad indicare che le disgrazie spesso non vengono mai sole. Piove anche oggi nonostante lo splendido sole di luglio, insomma non bastavano le affermazioni di Toscani ora arrivano anche quelle Cubeddu. Cubeddu ma chi è? E che ne so! Io vi metto la foto poi scopritelo da soli sempre che abbiate voglia di leggere i suoi articoli...


 Oggi mi sono imbattuta in un suo articolo sul SECOLO XIX che mi ha subito fatto pensare che una replica era poco, ma era necessaria, anche perchè nei commenti non mi fanno pubblicare per intero la risposta e quindi se non ho piena libertà e diritto di replica io semplicemtne me le prendo a modo mio. Detto questo dopo la lettera aperta al caro Oliviero Toscani  dell'11 maggio scorso ecco che mi ritrovo (non avrei mai immaginato... he he) a dover scrivere un'altra lettera aperta, stavolta al signor Marco Cubeddu autore di un articolo che ha suscitato tante polemiche è vero ma che, è stato pubblicato e quindi evidentemente è lo specchio di un pensiero comune ad altre persone... Forse comune al direttore del giornale in questione ...non indaghiamo, forse neppure ci interessa, a noi basta sapere che non lasceremo senza risposta l'indignazione di tanti lettori. Cosa scrive Cubeddu? Beh semplicemente racconta la sua esperienza.: il signor Cubeddu si trovava a Roma nella pausa pranzo, a Villa Borghese, sdraiato su una panchina...quando d'improvviso è stato travolto da una nube di “quartine” in shorts... 
Che anche la poesia sia in mutande non v'è dubbio visti i tempi correnti e la fine che la nostra cultura sta facendo ma insomma cosa sono le quartine e cosa c'entrano con gli shorts? Io ho sempre pensato che quartina fosse il gruppo di quattro note musicali, o  una strofa di poesia composta di quattro versi, ora mi ritrovo a dover imparare che con “quartine”, a Roma, si intendono quelle di quarta ginnasio, cioè le quattordicenni. Si vede che manco dalla mia città da tanti anni! Certo che se a quartodici anni (nel 1990) mi avessero dato della quartina avrei sgranato gli occhi ... Comunque siamo comprensivi bisogna capirlo, la nube di quartine gli avrà offuscato la vista...sarà anche caduto dalla panchina? Non lo dice nell'articolo ma a me è venuta in mente proprio una scena simile (giusto per sdrammatizzare lo shock da neologismo accusato dopo aver letto delle "quartine"). Comunque nell'articolo si parla di shorts. Sì, avete capito bene, proprio quei mini pantaloncini jeans che lasciano intravedere il lato b (solo per chi non ha cellulite o potreste far venire un infarto ai vari Cubeddu sdraiati sulle panchine di Roma). Mi sono subito venuti in mente gli shorts scandalosi di Oliviero Toscani che hanno segnato un'epoca (pensavo di non dover più pubblicare questa foto e invece...)


Dopo le prime affissioni (siamo nel 1973 appena quarant'anni fa)  di questo bel manifesto pubblicitario-provocatorio si mosse la magistratura, la chiesa e l`apparato della politica e della sotto politica.
I vescovi condannarono pubblicamente l`immagine e l`allusione, ed era prevedibile, ma anche Pier Paolo Pasolini e molti altri intellettuali illuminati presero carta e penna per attaccare e condannare questo manifesto.
Così per un tempo lunghissimo la stampa italiana non fece che parlare dei blue jeans Jesus Bonn, facendoli diventare un simbolo di trasgressione ed una sorta di bandiera delle giovani generazione che in quel tempo avevano una voglia matta di rompere gli schemi, di contestare e di cambiare il mondo.
Ed i negozi Jesus Bonn furono presi d`assalto con picchi di vendite senza eguali ovviamente... 
A quei tempi era più facile creare scandalo, bastava un bel sedere, ma di tabù ce ne sono tanti anche oggi a quanto pare. Solo che quel cartellone alludeva a ben più di un bel sedere, il "chi mi ama mi segua" infatti mette in luce il cambiamento di valori della società prendendo di mira la cattolicissima Italia, non saranno comunque state le svelate parti del lato b ad irritare la Chiesa e Pasolini o no? Oggi invece ci ritroviamo a dover parlare di shorts e del costume come se fossimo tornati agli anni sessanta e ai tempi della minigonna... Ma secondo voi la stilista inglese Mary Quant sapeva cosa stava facendo quando inventò questa piccola-grande rivoluzione che ha scandalizzato il mondo? 
E' il 1963. Inizia la guerra in Vietnam, esplode la Pop Art, Martin Luther King riceve il premio Nobel per la pace e Mary Quant inventa la minigonna. A indossarla è Twiggy: prima top model-teen ager ritratta anche dalla neonata macchina Polaroid. Dopo il 1964 l`abbigliamento femminile non sarà più lo stesso. Le gonne corte imporranno stivali alti di vernice, nuove calze dette collant e una rivoluzione della biancheria.  Avviato dalla mini, il processo di liberalizzazione dell`abbigliamento procede rapidissimo. Nel `66 viene inventato il nude look e contemporaneamente nascono i primi hippies che faranno moda dal `68 con il "Flower Power". Cosi l`esplosione del `68 con i movimenti di liberazione della donna, forniscono l`ambiente ideale per spingere al massimo la scoperta del corpo femminile.
Ci sono volute migliaia e migliaia di gambe al vento, di fischi irriverenti, di commenti insolenti e di donne perseveranti prima che il comune senso del pudore digerisse l`idea della minigonna. Ma da lì in poi è stato un trionfo: le castigate gonne sotto il ginocchio sono uscite «stracciate» dal confronto con le «sorelline». Che ancora oggi reggono decisamente bene. Dalle prime mini, colorate e svasate, guardate con più di un sospetto da borghesi e benpensanti, si passa a quelle trasparenti e lunari della fine degli anni `60, alle micro gonne di pelle nera dei punk, al boom dei tessuti sintetici degli anni `80, alle varianti «maschili» della mini, ovvero i micro calzoncini elastici con cui viene fotografata Madonna mentre fa jogging, alla fine del decennio e quindi i famigerati shorts. Negli anni `90 le passerelle vengono invase dalle top model, la minigonna riappare con gli stilisti Dolce e Gabbana e Prada. A un anno dal crollo delle Torri Gemelle, nel pieno di una crisi politico-mondiale senza precedenti, gli stilisti più all’avanguardia, Dolce e Gabbana Gucci e Prada, per la primavera estate 2003 rilanciano la minigonna. Gattinoni fa sfilare Twiggy a Milano Moda Donna. In un mondo dove spazio e tempo sono i nuovi beni di lusso, "mini è bello" in tutti i sensi: dalla tecnologia con ritrovati sempre più micro all’automobilismo che scopre la dimensione della city car.

E poi? Improvvisa sobrietà, come si conviene ad un periodo di crisi economica e internazionale. Ma non dura molto. Giorgio Armani ripropone la mini nelle sue collezioni autunno inverno 2003-2004, Roberto Cavalli lancia una linea di gonnelline pacifiste con lo slogan «No war, more wear». Forse sarebbe più corretto dire less wear visti l'esiguità delle stoffe... Comunque ad oggi 2013, in piena crisi economica e io direi anche recessione internazionale, la mini e gli shorts a quanto pare sono di nuovo in discesa nel gradimento dei maschietti ... oppure no? Di sicuro non pare in discesa nel gradimento delle quattordicenni, forse perchè le ragazzine impoverite dalla recessione hanno trovato il loro antidoto alla crisi: risparmiare sulle stoffe!
 Ma insomma io non credevo di dover ricominciare a parlare di costumi e vestiario dopo 40 anni di rivoluzione liberale dell'abbigliamento! E invece eccoci qui! Come se il Burka o qualsiasi altro abbigliamento  poi impedissero gli stupri o il femminicidio, sì FEMMINICIDIO lo ripeto, ripeto questo neologismo che accetto con più dignità rispetto al termine "quartine" caro Cubeddu, perchè se a ballare sotto la pioggia quel giorno in Pakistan ci fossero stati due uomini lei pensa forse che li avrebbero ammazzati? Di cosa parlo?

Parlo di attualità. E' di pochi giorni fa la notizia riportata dal quotidiano The Dawn dei fatti avvenuti domenica sera a Chilas, una cittadina della provincia himalayana di Gilgit-Baltistan. Avevano 15 e 16 anni le due sorelle che si sono fatte ritrarre in un video mentre ballavano sotto la pioggia e che a causa di questo video hanno perso la vita. Cinque uomini armati a viso coperto si sono presentati a casa delle due sorelle  e le hanno uccise brutalmente con una raffica di proiettili insieme alla loro madre. A ucciderle pare che sia stato il fratellastro con quattro suoi amici. Il fratellastro di nome Khutore, hanno riportato i quotidiani locali, ha giudicato quel video "un'offesa all'onore della famiglia" e, con l'omicidio, ha voluto "ristabilire il rispetto del clan". 

Ecco Pascoli non è mai stato così attuale e anche oggi possiamo dire:
"Piove sul bagnato: lagrime su sangue,
sangue su lagrime"...

immagine del video delle ragazze uccise in Pakistan
“Avevano solo danzato sotto la pioggia. Non osserverò mai più la pioggia con gli stessi occhi”.

afferma Roberto Saviano su facebook. Neppure io penso, guarderò mai più la pioggia con gli stessi occhi e con la stessa spensieratezza e penso anche che la mia libertà di ballare sotto la pioggia sia preziosissima, quante volte mi ha salvata dalla depressione, quante volte mi ha fatto sentire viva! Era di Gandhi la frase:" La vita non è aspettare che passi la tempesta ...ma imparare a ballare sotto la pioggia."
Bene io aggiungo oggi, la vita è anche  imparare a ballare sotto il burka, i pregiudizi e l'ignoranza...

 Anche in Italia non ce lo dimentichiamo esisteva il delitto d'onore. L'art. 587 del codice penale consentiva infatti che fosse ridotta la pena per chi uccidesse la moglie (o il marito, nel caso ad esser tradita fosse stata la donna), la figlia o la sorella al fine di difendere "l'onor suo o della famiglia".

Codice Penale, art. 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), e dopo il referendum sull'aborto, dunque davvero molto tempo dopo le dette sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.
Chiusa parentesi giusto per rinfrescarci la memoria. Torniamo ai nostri shorts...Beh insomma adesso non li porto più ma quando ero adolescente li ho portati anche io gli shorts perchè andavano di moda, non ho mai pensato di offendere il comune senso del pudore, anche perchè su tutti i cartelloni pubblicitari sventolavano culi e gambe a tutti gli angoli...

Michelle Hunzicher in "posa" per la mitica pubblicità della Roberta
Vi ricordate Michelle Hunzicher e il suo lato B svelato per la pubblicità degli slip Roberta? Era il 1995 io avevo appena concluso la maturità, quella pubblictà ebbe un gran successo e non mi risulta che qualcuno si scandalizzò... Io gli shorts non li portavo più erano già passati di moda, allora impazzava il tanga nelle spiagge, poi qualche anno dopo "il brasiliano". Non avendo un lato B come la Hunzicker e sufficiente  faccia tosta mi sono fermata agli shorts e alle minigonne. Oggi però non consiglierei mai a mia figlia di indossarli perchè di sicuro non c'è la stessa libertà di cui godevamo ai miei tempi e a meno di non voler portare avanti qualche battaglia "liberatoria" le direi di evitare perchè, non si sa mai, qualcuno potrebbe essere turbato e istigato così allo stupro...
Ma insomma ci lamentiamo di come vestono le ragazzine ma nessuno dice nulla (gli interessi economici non c'entrano è proprio viltà) dello schifo che siamo costretti a subire in tv, per strada, sui giornali e altrove? E non parlo del corpo femminile che scusate è un'opera d'arte naturale, parlo della strumentalizzazione del corpo femminile! Nessuno dice nulla a parte la Boldrini che lo scorso maggio ha affermato a Venezia nell'ambito della Festa dell'Europa: 
«Serve porre dei limiti all'uso del corpo della donna nella comunicazione. È inaccettabile che in questo paese - ha spiegato la presidente della Camera - ogni prodotto, dallo yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo della donna. In Italia le multinazionali fanno pubblicità usando il corpo delle donne mentre in Europa le stesse pubblicità sono diverse. Dall'oggettivazione alla violenza il passo è breve. Serve più civiltà ponendo delle regole. Basta all'oggettivazione dei corpi delle donne perchè passa il messaggio che con un oggetto puoi farci quello che vuoi». E ha anche affermato «Per arrivare a proteggere le donne dalla violenza va rilanciata l'occupazione femminile. In Italia solo il 47 per cento lavora una delle percentuali più basse d'Europa. Se una donna non lavora, in caso di violenza, non ha autonomia». Boldrini ha ricordato anche che «le case rifugio sono sempre meno». 
Sarà stato un caso che la presidente della camera sia stata proprio in quello stesso periodo oggetto di diffamazione  a seguito della diffusione sul web di alcune foto taroccate che ritraevano la terza carica dello Stato in una spiaggia di nudisti?
"Mi arrivano messaggi minatori e minacce di morte ogni giorno. Io non ho paura. Ma quando i fotografi inseguono mia figlia di 19 anni in motorino, ho paura che possa spaventarsi e avere un incidente, mi si gonfia in cuore" aveva rivelato l'esponente di Sel a Concita De Gregorio. "Quando una donna riveste incarichi pubblici, si scatena contro di lei l'aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale" è il lamento del Presidente della Camera. 
Insomma Caro Cubeddu e cari moralisti riflettiamo un po' su tutto questo e facciamoci un esamino di coscienza, forse forse noi non siamo meglio del Pakistan, siamo solo fortunati ad essere qualche anno più avanti nelle battaglie per la lotta alla libertà, ma non so per quanto...
La mia lettera a Cubeddu nel caso voglia e vogliate leggerla anche voi è questa, la lettera è anche il commento che sotto il suo articolo mi è stato censurato... ed io vi offro la libertà di leggerlo ugualmente. Mi sembra giusto no?

 LETTERA APERTA A MARCO CUBEDDU

Caro Cubeddu si documenti , sul femminicidio, sull'origine storica e sociale di questa parola, le consiglio di leggere un libro se non l'ha già fatto (è evidente di no) dal titolo "Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale" di una bravissima giornalista Barbara Spinelli, si documenti sulle cause e le modalità degli stupri, parli con donne violentate, si documenti sui costumi sociali del passato e sulle mode... Si chieda perchè e, magari le suggerisco anche di scriverci un bell'articolo, lo scorso 19 maggio, con un attentato incendiario, è stato preso di mira il centro antiviolenza Artemisia di Firenze che da anni opera contro la violenza sulle donne. La sede che ospita bambini,  donne e adulti vittime di violenza fisica e psicologica, di maltrattamenti e trascuratezze di varia natura è stata più volte la mira di attentati intimidatori, questo è solo l'ultimo di un'escalation di atti d' intimidazione e violenze denunciate dall'associazione che dal 1991 - anno della sua costituzione- si occupa di informazione, sensibilizzazione, formazione sui temi della violenza,in particolare alle donne ed ai minori in tutto il territorio nazionale. 
Si domandi il perchè gli Italiani sono in cima alla classifica del turismo sessuale con i minori. E poi magari cambi pure le amicizie femminili, potrebbero aprirle gli occhi su un mondo a lei sconosciuto sulla condizione femminile odierna. Voglio dirle una cosa: lei è semplicemente ignorante (no non voglio offenderla) lei è ignorante nel senso più spicciolo della parola, lei ignora la storia presente e passata e i costumi sociali di questo paese, lei ignora o fa finta di ignorare i gravissimi problemi che affliggono milioni di donne nel mondo, e i pregiudizi le hanno offuscato la capacità di giudizio. Salvo solo una frase del suo articolo "Siamo così convinti che mettersi il velo sia prigione e i minishorts siano libertà?". Non perchè la sua sia stata una felice intuizione ma perchè forse a qualcuno darà modo di riflettere su qualcosa di concreto dopo la lettura di questo articolo, che però non è quello che lei ha suggerito o voleva suggerire con questa frase... Salvo questa frase perchè solo le donne che della libertà sono private possono conoscerne l'alto valore, la libertà di essere ragazzine, di voler ballare sotto la pioggia, in Pakistan o altrove, di voler indossare abiti alla moda anche se scoprono le chiappe, la pancia, l'ombelico o le gambe, la libertà di non dover pensare: oggi che mi metto? Il jeans antistupro, il burka, o la camicia di forza? Oggi cosa indosso la maschera da brava ragazzina o la mia faccia di donna che vuole dire la sua senza essere "accusata" di femminismo, di esagerazione o non so cos'altro? Oggi posso essere sicura che dopo le mie affermazioni non mi ritrovi gente (guarda caso uomini, ma anche alcune donne a volte mi sorprendono per i commenti) che mi scrivono commenti osceni o mi fanno stalking o peggio minacce per aver dato la mia opinione? La libertà deve garantire un primo fondamentale diritto altrimenti non può chiamarsi tale: libertà di espressione (in ogni forma ) e di opinione senza la paura di dover incorrere in stupri, violenze, minacce, offese da chiunque (cafone o accculturato che sia)...siamo sicuri che godiamo di questa libertà?
 Vorrei concludere con un piccolo nanormanzo che si riallaccia alla poesia, ma con un pizzico di canzonatoria e spregiudicata polemica forse un pochino irriverente nei confronti della poesia dannunziana lo ammetto...
Scelgo D'annunzio perchè egli ebbe un rapporto conflittuale con il mondo femminile e perchè prese  dal decadentismo europeo il tema della superiorità femminile e lo fece suo. Per il Vate l'uomo è debole, fragile, sottomesso la donna lo domina, gli succhia energia, è lussuriosa, perversa, crudele esercita sull'uomo un potere a cui lui non può sfuggire e che lo porta inevitabilmente alla follia o alla distruzione! La donna è Nemica, la figura forte, che come un antagonista si oppone all'uomo fragile che ivi proietta la sua potenza perduta...Tutto questo accade nella nuova sensibilità prodotta dal clima culturale di fine ‘800. Un mondo che vive del fascino oscuro di donne, frivole e fragili quelle che la Belle Epoque, attraverso il ritmo leggero dei cafè-chantant, ha consegnato al mondo.Un mondo che ruota intorno al tema della superiorità della donna, saranno proprio questi gli anni in cui nasce la questione femminile, e che parla quindi della fragilità dell’uomo: l’impotenza che l’uomo avverte, di fronte agli eventi storici e politici, che si traduce in perdita di volontà e di determinazione e nel lasciarsi così trasportare verso un turbinio di sensualità e di distruzione.


 ASSALTO POETICO METEREOLOGICO
E piove...sulla favola bella che ancora m'illude...
Annegala!

 Non prendetevela, e spero che non se la prenda neppure D'Annunzio, ma volevo rimarcare alcune smilitudini di pensiero e atteggiamento, forse anche oggi l'uomo avverte questa impotenza che si traduce in perdita di volontà e di determinazione e nel lasciarsi così trasportare verso un turbinio di sensualità e di distruzione?
 Non so rispondere ma forse anche gli uomini dovrebbero imparare a ballare sotto la pioggia come fanno tante  donne... ridiamoci su ...perchè l'ironia aiuta a vivere meglio, con l'ombrello e soprattutto senza...

 LIBERiAMOci

Vale 



link delle fonti degli articoli citati e delle informazioni:
http://www.minigonne.eu/it/minigonne/breve_storia_della_minigonna_sc_222.htm
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2013/07/03/APtoavsF-pioggia_perche_ballano.shtml
http://liberiamo-ci.blogspot.it/2013/05/lettera-aperta-oliviero-toscani-e.html
http://www.artemisiacentroantiviolenza.it/
http://www.unita.it/italia/boldrini-porre-limiti-all-uso-corpo-br-della-donna-nella-pubblicita-1.498660
http://www.minigonne.eu/it/manifesti/chi_mi_ama_mi_segua_sc_241.htm
http://temi.repubblica.it/ilcentro-dannunzio/2006/02/26/d%E2%80%99annunzio-e-le-donne/?h=0

mercoledì 19 giugno 2013

CondividENDO ...la storia di un sasso, la mia...


Sono stata così tanto impegnata in questi ultimi anni da non considerare più il mio corpo, i miei dolori, mi sentivo quasi in colpa per non riuscire a tenere la casa pulita come volevo, per non riuscire ad andare più in palestra, per aver impiegato così tanto a rimanere incinta, per aver lasciato “scappare” mio marito, per non aver ascoltato il mio corpo, per aver curato la mia psiche nel modo sbagliato. Un silenzio, una solitudine senza fine, un malessere senza nome che ha privato di tante ore la mia vita. Poi un giorno dopo tante visite, tanti medici e tante diagnosi sbagliate, imprecise, nebulose arriva un nome a mettere fine al mio senso di colpa, a dare forma ai sintomi, a dare il giusto peso al dolore. Endometriosi. Nessuno la conosce, nessuno sa cos’è, neppure i medici il più delle volte…Sì io quella parola l’avevo già letta, già individuati i sintomi nell’enciclopedia da sola, quando ancora internet non era un mezzo di informazione di massa e io non sapevo neppure accenderlo un pc. Quel sospetto, quella parola, mi assillava soprattutto in quei giorni lì, in quei giorni in cui più di tutti arrivi ad odiare il tuo essere donna, a maledire la tua sacralità di "essere che porta la vita". Ma il mio medico, una dottoressa preparata e coscienziosa che in tante altre occasioni mi aveva aiutata, al sentire quella parola, sgrana gli occhi e quasi m’impedisce di parlare soffocandomi di frasi del tipo:
 “Ma cosa stai dicendo? Non ti rendi conto di cosa sia l’endometriosi, non diciamo sciocchezze…”. 
 Purtroppo sì io mi rendevo conto troppo bene di cosa fosse e la depressione, che proprio lei mi stava curando, era partita da quei dolori, dal sentirmi inutile, sterile, con una pancia sempre gonfia di mostri sconosciuti e di dolori, era cominciata con il mio odiare il mio corpo dolorante, con la vergogna di stare male per una semplice mestruazione, che ogni donna-ripetevo nella mia testa- affronta senza tante lagne per tutta la sua vita… “Dismenorrea primaria” disse il ginecologo, ne soffrono tante donne, non puoi farci nulla te la tieni, stringi i denti e vai avanti. “Hai delle intolleranze alimentari e un brutto rapporto con il cibo, mettiti a dieta e fai il test per le intolleranze” Ma non sarebbe meglio un’ecografia? Rispondo io- “Lei è depressa e deve curare il suo umore…” “Ha il colon irritabile…come mai è così ansiosa? Prenda questi farmaci faccia questa dieta e beva tanto e non si arrabbi”. “Sei anemica -disse l’altra ginecologa -non va bene mangia più carne, smettila con la fissazione per le diete”. ”Stai ovulando per questo hai questi doloretti, vedi che bel follicolo grande?” mi fece  vedere sul videat ecografico… "E' il momento giusto per cercare un bambino" mi disse la "gine" sorridendo...Il "follicolo" tutti i mesi mi faceva un male pazzesco però e la mia pancia sembrava una mongolfiera, sembravo incinta davvero, tutti si congratulavano con me indicando la mia pancia e chiedendomidi quanti mesi fossi (e ogni volta che si congratulavano io dentro morivo un po') ma ad ogni nuovo test di gravidanza avevo il tracollo,delusione puntuale ...  la febbre e il dolore m’impedivano di vivere… Se per fare un figlio si deve soffrire così tanto -pensavo- deve proprio valerne la pena!
La ginecologa mi prescrisse un nuovo ciclo di pillola e quel bel follicolo che sarebbe dovuto esplodere e diventare altro sembrava non esplodere mai, viveva di mese in mese, e lo sentivo dentro bruciare, fin quando un giorno è scoppiato e al pronto soccorso dopo appena 7 ore di attesa un "bravo ginecologo" non faceva che premerlo con le dita e farmi male per escludere gravidanze dice… Mi domanda per ben dodici volte- mi pare- se sono incinta. “Lo ripeto per la ventesima volta. Prendo la pillola, dissi, ormai per i dolori non ho rapporti da mesi…crede forse che io sia la Madonna? Mi spiace non ho mai incontrato lo Spirito Santo!” rispondo fuori di me a causa del dolore e della frustrazione...
Niente da fare doveva escludere la gravidanza ( perchè la vita deve essere così tragicomica a volte?) ma il test di gravidanza non era mai positivo e le mie urine purulente lo falsavano, l’infezione in atto mi stava togliendo dieci anni di vita dal dolore e lui si ostinava a comprimere il mio addome con quelle manacce indelicate, fin quando un’ostetrica, forse impietosita dalle mie grida, uscendo dalla sala parto venne a farmi un’ecografia tv e dopo altre due ore di trafila mi rimandarono a casa dicendo: “quella cisti (il follicolo secondo la mia ginecologa) deve toglierla!”  Va bene ma datemi qualche informazione…cos’è, perché, cosa devo fare, chi me la toglie? Niente. Mi resi conto d'esser sola.
Quella delle donne affette da endometriosi è una solitudine senza fine, un circolo vizioso di incomprensioni e frustrazione che arriva a farle credere di essere malate nella testa. Anche io finisco per essere malata nella testa, la dottoressa coscienziosa mi prescrive antidepressivi e ansiolitici, il mio sistema immunitario va in tilt, il corpo si ammala di tutto, tiroide, infezioni, eczemi, fibromialgia, mi cadono i capelli ...per fortuna ne ho tanti ma le tempie sono vuote, ingrasso di 20 kg in pochi mesi, non so più a quale santo appellarmi...
La mia nuova ginecologa (e questa è la sesta che cambio, sempre a pagamento s’intende, dopo l'esperienza del pronto soccorso non ho più voluto un ginecologo di sesso maschile... ) vede le cisti e dice di non preoccuparmi, mi prescrive una nuova  pillola in continuum dice che così se ne andranno e se non se ne vanno penseremo ad un intervento. Così è , se ne vanno, ma dove, come? Non lo so, forse si nascondono... Mi dice di fare un figlio, che è il momento buono, ma il figlio non arriva, l'angoscia e la frustazione aumentano, e dopo ancora due anni di tentavi, cinque di matrimonio e altre cisti riformatisi mi prescrive ancora una nuova cura e mi dice che se non rimango in cinta dovrò fare altri accertamenti. Dopo quasi tre anni di nuovi tentativi e la rassegnazione a non avere una famiglia mia (mio marito non voleva considerare l'adozione o l'affido in alcun modo) rimango incinta non so come, pare un miracolo e forse lo è- oggi penso! La gravidanza pare avermi guarito , tutti dicono che è così… Poi il parto, la gioia, adesso sì che mi sento come la Madonna (e ripenso a quel giorno in ospedale al trauma del ginecologo e quasi quasi ci rido su) eccomi in foto questa sono io con il mio cucciolo Alessandro appena nato...
Forse è questa  la mia rivincita sulla malattia? ... Cosa vedete voi dietro al silenzio dei miei occhi?
Questa foto adesso l'ho inviata anche per il concorso dal titolo "La forza nel silenzio"
indetto dall'associazione 
cliccando sulla mia  foto si entra nel concorso: vota e partecipa!
Fai conoscere al mondo l'endometriosi
perchè voglio dare una testimoninaza a tutte quelle ragazze che soffrono in silenzio, voglio dare una speranza a chi come me credeva che ormai era destinata solo alla malattia e alla sofferenza senza mai poter avere un angelo al suo fianco...
Non vi abbattete, non lasciatevi soffocare dalla malattia, anche se non siete madri, anche se vi sentite donne a metà, anche se l'endometriosi vi ruba la vita! Trovate il vostro centro, riprisitinate la vostra forza creatrice e portatela nei luoghi del cuore che vi appartengono...Siate vive e fiorite nella vostra essenza e con tutto il vostro splendore! Circondatevi di persone che vi apprezzano e vi stimano per ciò che siete! Dimostrate al mondo che l'endometriosi esiste e che voi avete trovato il vostro modo di conviverci anche se non l'avete sconfitta.
Con il bambino mi dimentico i dolori fin quando due anni dopo tornano più forti di prima e si riaccende il mio incubo… Altra ginecologa, mi chiede cosa intendo fare con queste cisti e io penso che il medico è lei e lei dovrebbe dirmelo, mi dice di dimagrire, e di curarmi dallo psicologo. Pago gli ultimi 180 euro che  mi dovevano bastare fino a fine mese, siamo al 10 giugno, ho venti euro in tasca, sono senza lavoro. Esco e penso che ho speso quei soldi per niente. Mi sembra sempre più di impazzire. Il mio psichiatra non sa collegare la malattia fisica a quella psicologica… e certo perché quella fisica non c’è! Nessuno la vede! Gli psico farmaci mi fanno sentire anche peggio, la mia salute peggiora. Non sono più io ...penso. Non mi piaccio più, non so come mettere fine al dolore, voglio togliermi la vita: è il mio pensiero ossessivo, non faccio che pensare a come morire. La mia famiglia è disperata, tutti negano che io abbia qualcosa, se non lo negano è solo per manifestare un pensiero unico ....scuotono la testa, sono pazza, sono pazza glielo leggo negli occhi...Mi sento sola, nessuno a cui parlare, mi sento estranea al mondo. Impazzisco davvero stavolta. Ora sì che sono pazza. Farmaci, psicoterapia, farmaci, nuovi psichiatri, raggi alla testa, medici, domande, la mia intimità violata, lo scherno della famiglia di mio marito, la separazione da mio marito, sono sola, sola, sola e ho tutti contro.Sono sola con il mio bambino che a tre anni, senza un papà ad accudirlo e rassicurarlo e solo con una madre disperata e malata, mi prende il viso tra le mani tutte le sere e mi chiede :"mamma ma tu sei felice?" Piango, ricaccio le lacrime e  non so cosa rispondergli non posso mentire a lui, al mio angelo: " Quando mi guardi così sì, in questo momento mamma è molto felice". Allora si acquieta e dorme sereno e io piango tutte le lacrime del mondo...
La cura più efficace è stata lui, tutte le sere mi ricordava che dovevo essere felice e io ho ritrovato le mie priorità...In un barlume di lucidità un giorno "Non sono pazza!"- grido- "ho bisogno di aiuto...ho solo bisogno di aiuto" cerco di convincermi!
Torno dalla mia vecchia ginecologa a Roma anche se vivo  Perugia adesso:“Non ho la certezza assoluta bisognerebbe operare in laparoscopia  per sapere –dice- ma secondo me è endometriosi”.
 La diagnosi che arriva così nero su bianco lì per lì mi fa rabbia… Sono passati sedici anni…era così semplice, perché nessuno se n’è accorto? Perché chi vedeva negava? Perché non hanno approfondito le indagini? Perché le mie parole erano sempre messe in discussione? Perchè sono stata umiliata da persone insensibili, parenti e amici e poi abbandonata? E perché lei, la mia ginecologa che ha curato le cisti  non ha parlato di endometriosi prima? Perchè ho dovuto attendere quasi venti anni prima di sentir pronunciare la parola Endometriosi?
Queste domande oggi mi assillano, mi assillano tutte le informazioni date ai medici rimaste inascoltate, le perdite, i sanguinamenti rettali, il vomito, la febbre, le cistiti ricorrenti, la candida che non voleva abbandonarmi, gli svenimenti, gli antidolorifici che non fanno effetto, l’intestino che non funziona, i dolori invalidanti…tutti campanelli d’allarme che suonavano a vuoto. Hanno suonato a vuoto per anni.
Adesso trillano tuti assieme come un’orchestra mal assortita e sembrano assordare l’universo intero!
Quando la diagnosi è certa ci si sente meglio. Il tuo mostro ha finalmente un nome, e pensi come nella famosa fiaba dei fratelli Grimm  "Il nano Tremotino" , che conoscere il nome del tuo nemico ti aiuti a sconfiggerlo. Sì è così , è un primo passo… Però devi arrangiarti da sola. Benedico internet per questo perché qui dove vivo ora mi sento anche più sola rispetto a prima. Grazie a internet trovo un’associazione per malati di endometriosi, l'AIE mi iscrivo e scrivo nel forum la mia storia e che ho bisogno di aiuto.
L’aiuto arriva e con l’aiuto non mi sento più sola. Scopro che esiste un mondo sommerso di sorelle che come me hanno sofferto, soffrono, lottano ogni giorno per esistere e vivere CON DIGNITA’.  
Le endosister vorrei abbracciarle tutte … Chi è che dice che le donne non costruiscono ponti mi chiedo? Le donne lanciano fili lunghissimi, fin dall’altra parte del mare, fin dall’altra parte dell’oceano e tessono una coperta meravigliosa, piena di fiori e colori, grande e calda così da ripararle da dolore e dalle incomprensioni. Con slancio e gratitudine ho preso i fili di Enza B., di Paola P., di Veronica…e di tutte le ragazze che ora so esistere oltre questo pc. Sono qui li tengo stretti, tra le mani, sul cuore. Spero di incontrarle un giorno e di poterle ringraziare per quanto hanno fatto per me, per tutte…
Ho conosciuto il blog di VeronicaPrampolini grazie alle endosister, ci ho messo più di un anno per avere il coraggio di leggere, di affrontare, di parlare della mia malattia, forse alla fine stentavo davvero a credere che fossi malata, avevo finito per credere anche io di avere “tutto nella testa” come tanti  mi dicono ancora adesso. E’ vero, il dolore fisico è un sintomo di squilibrio energetico, è vero, la malattia inizia sempre da un disagio psicologico, da una forte energia bloccata, è vero la prima vera cura inizia dalla psiche, tutto vero. Ma come facciamo a trovare le nostre ferite energetiche se prima non vediamo nel corpo i suoi segnali? Le cure devono integrare corpo e mente… e  a quanti mi ripetono sempre che è tutta una questione di testa e che la cura è solo lì che si trova, voglio dire una volta per tutte che
 IL DOLORE NON PUO’ ESSERE IGNORATO. Che ciò che si nega non potrà mai guarire né nel corpo né tantomeno nella psiche e che l’endometriosi è una malattia seria e invalidante che necessita di un approccio terapeutico e chirurgico oltre che del sostegno psicologico, e di un approccio serio e preparato, competente in materia e gratuito. E' una malattia ancora poco conosciuta per cui non esistono cure e per questo si deve fare ricerca e sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica.
Così adesso anche io ho deciso che voglio guardare bene il mio dolore,  prendo il coraggio e finalmente scrivo a Veronica, le racconto di come l'ho conosciuta, che le scrivo dopo un anno di paure e le dico che vorrei leggere il suo “CANTO XXXV INFERNO Donne affette da endometriosi“

che la stimo per il suo impegno e la ringrazio. Nel suo blog leggo tante storie, assurde, simili alla mia, diverse, più di tutte mi colpisce la testimonianza di un uomo, compagno di una endosister… “ Ci siamo anche noi-racconta- anche noi viviamo l’endometriosi e a volte ci distrugge la vita”. Le testimonianze continuano raccontano di come l’endometriosi abbia distrutto un matrimonio, un amore, la tranquillità famigliare, il sogno di avere dei figli, la carriera lavorativa… Mi vengono i brividi.
Veronica mi risponde tempestivamente, mi commuove la sua risposta semplice diretta, il suo volermi regalare il libro che non riesco a comprare adesso che non lavoro (altro aspetto di chi soffre di questa malattia che non consente una vita lavorativa continua). Il pacco arriva dopo pochi giorni come promesso. Lo apro con un po’ d’ansia e mi sembra quasi di esistere corpo e anima finalmente, non so perché ma questo libro ha dato vita all’esistenza della mia malattia e quindi mi ha fatto consapevolmente prendere coscienza del mio corpo. Voglio ascoltarmi. Leggo il libro di Veronica. Voglio finalmente ascoltare il mio dolore. Il silenzio è finito. La solitudine pure.CondividENDO ci si sente meglio...
Vado in camera, leggo tutto d’un fiato come non facevo da anni, tutta la notte leggo, piango, sorrido, faccio sogni, incubi, vedo volti e persone, rivivo anche la mia vita in tante paginr. La notte dopo, ancora sveglia, voglio continuare a leggere anche il secondo libro quello che, dice Veronica, ha tra le parole  meno rabbia e più accettazione per la malattia. Un libro scritto a più mani con la testimonianza diretta di altre endosister e il cui titolo dice già tutto: 

Sono due libri diversi con due approcci diversi, il primo CANTO XXXV INFERNO totalmente autobiografico ha una forza d’impatto struggente di quelle che ti lasciano a pensare per ore, di quelle che ti fanno continuare a pensare giorni, anche settimane dopo averlo letto. E’ l’inferno di Veronica quel canto ma è anche l’inferno di tutte le donne che in silenzio, con forza vanno avanti. In questo libro Veronica racconta con momenti davvero toccanti e ricchi di pathos il suo percorso nell'affrontare la malattia e la ricerca di un figlio ...scrive Veronica :
"Non vi ho mai detto che mio figlio si chiama Luca, che ha un faccino furbetto sempre sorridente, i capelli corti dritti, sparati in aria con il gel e gli occhialini tondi rossi. Mi guarda sempre da lassù. Spero di riuscire a farlo scendere". 
Mi commuovo così tanto che per giorni non faccio che pensare a Luca e Luca c'è lo vedo è talmente presente nel libro e nel cuore di Veronica che ha preso una forma metafisica e m'immagino che, persino ora che scrivo della sua mamma, mi stia guardando... Anche io sin da piccola avevo fatto abitare tra le stelle il mio futuro bambino, a dire il vero più di uno...
Sono riuscita a farne scendere uno solo, ancora non so come ...
Ma oggi so  perchè ho avuto questo che a me pare un privilegio... Alessandro Emanuele mi ha dato la forza per poter andare avanti, per dare un senso alla mia vita che un senso non lo aveva più.
 Non esagero nel dire che sono viva oggi solo grazie a lui, non posso dire altro ma vi giuro che è così...
 La vita non va sempre come la si immagina, avevo tanti progetti e tanti sogni da portare avanti ma il dolore è stato sempre il protagonista assoluto e a volte ero lì lì per rinunciare a vivere e farlo diventare primo attore... Ora leggendo il libro di Veronica ho avvertito tutta la sua forza e mi sono detta che ero fortunata e che poteva andarmi peggio, potevo non comprendere l'opportunità grande che mi veniva donata nell'avere questa malattia, che mi ha fatto benedire con la gravidanza il mio essere donna, il mio stesso utero per la prima volta nella vita, che mi ha fatto ritrovare la mia creatività e  la mia essenza più profonda perchè il dolore oggi lo so, ci fa guardare sempre un passo più in là...
Quante similitudini trovo nelle parole di Veronica nonostante noi abbiamo avuto due vite molto diverse, in comune forse solo l'endometriosi e la voglia di dipingere sassi, che io a differenza di Veronica che ne ha fatto un'arte (questa è la sua pagina fb: Verosassi-sassi dipinti di Veronica Prampolini passate a trovarla ne sarà felice) ancora non ho mai messo in pratica per quel senso di incompletezza che sempre contraddistingue la mia vita... 
Anche Veronica scrive:
 "La vita non va sempre come la si immagina quando si hanno 18 anni. La mia la vedevo così:un fidanzato con gli occhi azzurri, un vestito bianco, una casa in campagna, un bambino a ventuno anni, un altro dopo due anni, un altro dopo qualche anno. (...) A 29 anni avevo un fidanzato con gli occhi marroni, un piccolo appartamento in affitto, due criceti e l'endometriosi." 
Sorrido nel leggere questo passo e mi sento tanto vicina a lei, la vedo nella foto di copertina, mi sembra forte nonostante sia esile e delicata, mi sembra una montagna rocciosa di quelle a cui ti puoi appoggiare senza paura di terremoti, anche se lei ha le tue stesse fragilità, anche se lei come te sa di dover convivere con l’endometriosi tutta la vita.
Ma Veronica ha una marcia in più… Veronica, ha scritto nero su bianco, ha dato un volto e un nome al buco nero della malattia, ha messo il dolore in prima pagina, l’ha tirato fuori l’ha condiviso con il lettore.
Scrivo a Veronica che mi auguro che i suoi libri diano anche a me la stessa forza. Anche io voglio tirare fuori quel dolore, anche io voglio toccarlo con mano, condividerlo…
Il primo novembre 2010, quando ancora non avevo la diagnosi di endometriosi , un caro amico giornalista, Paolo Mario Buttiglieri, per cui adesso scrivo qualche piccolo articolo (ci sarà anche questo ovviamente) per il suo giornale online Uqbarlove (per richiederlo scrivete a trentomilano@gmail.com) mi scrisse chiedendomi come stavo, in quel momento provata fisicamente e psicologicamente dalla malattia e dalla vita non seppi rispondergli se non con una poesia ...unico linguaggio con cui riuscivo a comunicare, la poesia era questa:



SASSO DI FIUME
Oggi sono sasso
che sperimenta il dolore,
non delicata sabbia fine
che vive in fondo al mare.
Sono sasso di fiume
scosso da acque torrenziali,
levigato da carezze perpetue,
sono sasso senza colori
nel tono del grigio.
Aspetto che qualcuno venga a raccogliermi
per dipingermi con colori brillanti:
un piccolo gufo,un gattino, un topo...
Ma son qui, sotto il tuffo della cascata,
nessuno si arrischia quaggiù
solo per raccogliere
un grigio sasso.

Un grigio sasso così mi sentivo. Eccomi oggi sono qui. Forse un po' più colorata che grigia ...
E’ la prima volta che scrivo della mia malattia, eppure scrivo non faccio altro, da sempre scrivere è la mia passione, ma per la primissima volta scrivo di Endometriosi, questa compagna che non ho mai invitato a farmi compagnia.
Scrivo perché un macigno enorme e pesante può diventare polvere se viene diviso tra mille persone, ad ognuno un granello da soffiare via nel vento… Forse è per questo che Veronica dipinge sassi per trasformare il dolore di tutte noi in ciottoli colorati, per farci un manifesto del dolore di cui andare fiere, per saperlo trasformare in bellezza e opportunità...
Così vorrei che ognuna di noi riuscisse a portare il suo macigno frantumando il dolore in minuscoli granelli, fino a formare un deserto, un deserto su cui camminare con dignità, senza paura, senza miraggi, con determinazione, in attesa di un’oasi. Grazie Veronica anche se tu non lo sai, hai raccolto un grigio sasso, sicuramente più di uno e gli hai dato una nuova vita di colore...

 Si stima che il ritardo diagnostico per riconoscere l'Endometriosi su una donna sia di 7/9 anni di media. Si stima che una donna debba girare 4/5 ginecologi prima di trovare quello che le faccia smettere gli psicofarmaci e le dica finalmente che il suo problema non è l'ipocondria, ma l'Endometriosi.


di donne in Italia soffrono di Endometriosi
di donne in Europa soffrono di Endometriosi
di donne nel Mondo soffrono di Endometriosi

Non sono solo numeri. Sono donne.


La mia storia per ora finisce qui...Dopo l'aiuto delle endosister e il grande sprone che mi ha dato la mia amica Paola P. che mi ha aiutata a comprendere che dovevo agire subito, sono andata in un centro specializzato per endometriosi anche se molto lontano da dove abito e lì hanno potuto valutare la mia situazione finalmente, situazione che purtroppo, non essendo stata presa in tempo è molto degenerata. Dovrò subire un intervento complesso, l'endometriosi ha attaccato oltre alle ovaie, utero e intestino in più punti e le lesioni sono molteplici. Ho paura certo, della malattia, dell'intervento, di cosa troveranno, ma sono felice di aver dato finalmente un volto al mio incubo. Non sono pazza, sono malata ma forse un giorno starò meglio e forse tra qualche anno, spero presto, ci saranno delle cure per questa sconosciuta che si chiama Endometriosi.

Grazie per chi ha avuto la forza di leggere fin qui.
Per la recensione di "Condividendo"  dovrete aspettare ancora un po' perchè vorrei dedicare un altro post a questo libro e all'endometriosi. Vi aspetto nel prossimo post...con altre storie

CondividENDO il nostro grido:
LIBERiAMOci dal dolore!


Informati su cosa è l'endometriosi e quali sono i sintomi se hai mestruazioni dolorose e credi di avere questa malattia non sentirti pazza, contatta subito un centro specializzato e le associazioni di sostegno e chiedi aiuto a persone competenti!

Per altre info scrivete pure a me a questo indirizzo:
va.lentina76@live.it
sarò a disposizione per qualsiasi chiarimento o incontro zona Perugia. 

Vale