venerdì 22 marzo 2013

Eran i mesi di seminare
















Perchè non educare i bambini alla Poesia ? Ma un concetto non scolastico di poesia,che contempli il gioco, la danza delle parole, la lettura, l'ascolto semplicemente. Non imporre di doverle imparare a memoria, ma seminare piccole poesie, di tanto in tanto... Sono certa che i bambini le raccoglieranno, forse non tutti, anzi sicuramente pochi di loro, forse non subito, magari salteranno fuori dopo tempo immemore, ma quel Seme avrà prodotto una minuscolo germoglio senza cui la vita non potrebbe essere così Verde come dovrebbe... Io vi propongo una mia poesia giocosa che è in tema, possiamo dire che questa è una semina al contrario per invitare a mettere in discussione gli insegnamenti, per invitare a dubitare, a leggere da ogni verso, a porsi qualche riflessione...

palindromopoiesi

(palindromo a lettere minuscole)

"eran i mesi di seminare"

anche le minuscole possono stare al principio
è un diritto negato non poter presenziare
alla divinità del nome
alla nascita di un nuovo capitolo
alla grammatica sgrammaticata delle persone
perchè non c'è fine e non c'è inizio
puoi leggere le lettere da ogni verso
ma sempre resta il nesso
che se non afferri ciò che la parola contiene
puoi leggere e scrivere in ogni lingua
senza mai aver piantato un seme...

(valentina meloni)

Seminare è la mossa-base dell’arte di educare. Educare, infatti, è una lunga pazienza: oggi si getta un seme…domani si raccoglierà. Perchè ? Pensiamo a quanto è potente un seme, non metaforico stavolta ma reale... Hanno trovato in Egitto chicchi di grano risalenti ai tempi dei faraoni; qualcuno li ha seminati: dopo pochi mesi ondeggiavano spighe ripiene di ottimo frumento!
Un genitore, un educatore questo fa...

Semina fin dai primi giorni della vita del figlio.
Semina l’amore perché senza amore non si vive.
Semina il coraggio perché la vita è sempre in salita.
Semina la speranza perché la speranza è la spinta per continuare.
Semina l’ottimismo perché l’ottimismo 
è il motorino d’avviamento di tutto.
Semina un buon ricordo perché un buon ricordo può diventare
 la maniglia a cui aggrapparsi nei momenti di sbandamento.

 Kahil Gibran (1883-1931) lo sapeva bene quando affermò:

“La tempesta è capace di disperdere i fiori,
ma non è in grado di sradicare i semi”.

Al poeta libanese fa eco il grande scrittore russo Feodor Dostoevskij (1821-81):

“Occorre solo un piccolo seme, un minuscolo seme che gettiamo nell’animo 
di un uomo semplice ed esso non morirà, ma vivrà nella sua anima per tutta la vita, 
resterà nascosto in lui tra le tenebre, tra il lezzo dei suoi peccati, 
come un punto luminoso, come un sublime ammonimento”.

San Bonaventura (1217-1274) invece diceva:
“Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene”
 Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo!  
Così recita lo slogan della poesia d'assalto
 
E noi cosa seminiamo, dove? Come educhiamo i nostri bambini? Riusciamo a sapere di cosa hanno bisogno? Abbiamo gli strumenti per farlo? Sappiamo andare anche fuori delle regole per farlo? Se è vero che educare è arte da imparare. L’istinto non basta: è meglio documentarsi. L’ideatore del ‘Telefono azzurro’ Ernesto Caffo sostiene che “un adulto non diventa genitore automaticamente: è un processo mentale che richiede tempo”. Genitori non si nasce assieme al figlio ma si diventa con la sua crescita. Marcello Bernardi (1922-2001), famoso pediatra del secolo scorso, ci manda a dire che “diventare genitori non è obbligatorio. Ma quando uno lo diventa deve darsi una bella regolata e stare attento a quello che fa!”.E poi ancora “Il bambino non è un animaletto da addomesticare. Insegnargli a fare riverenze, smorfie, salutini, è ridicolo ed inutile. Non manchiamogli di rispetto. Anche se piccolissimo ha la sua dignità”. Da quale parte cominciare dunque? Dal seme e poi? Facciamo un piccolo decalogo del buon educatore-seminatore, quale fasi deve affrontare? Eccole qui
1: Seminare. 2: Tifare. 3: Aspettare. 4: Amare. 5: Parlare. 6: Risplendere. 7: Comandare. 8: Rallegrare. 9: Far faticare. 10: Sbagliare. 11: Pregare. 12: Tagliare il cordone ombelicale. 13: Lasciare un buon ricordo.
Don Bosco (1815-1888), che di educazione si intendeva, aveva capito che le ore della sera sono importanti. Per questo ha voluto la ‘Buona notte’: quel discorsetto affettuoso che nelle case salesiane il direttore rivolge alla sua ‘famiglia’per chiudere la giornata. Ora senza entrare nel tema religioso una cosa è certa  Il momento più propizio per seminare è la sera! Di sera è più facile avere pensieri miti, pensieri di pace. La sera è benigna, è tenera, è discreta. Per questo è l’occasione magica dell’incontro e dell’intimità. Di sera sentono anche i sordi, perché di sera si parla con il cuore. E'anche il momento di riunione familiare, dopo il pasto, è il momento della giornata in cui si lascia il fardello delle fatiche, ci si rilassa e dunque è il momento migliore per piantare quei semi che vogliamo. La sera è preziosa. Lo scrittore tedesco Johann P. Richter (1763-1825) era convinto che “le parole che un padre dice ai figli, di sera, nell’intimità della casa, nessun estraneo le sente al momento, ma alla fine la loro eco raggiungerà i posteri”.

L’educatore e attore statunitense Bill Cosby (1937) invece era convinto che “essere genitori è, a volte, più stressante che essere presidente degli Stati Uniti”. Certo è faticoso e a volte ci sentiamo anche inadeguati, non sappiamo come affrontare le situazioni che di volta in volta ci si propongono, in questo caso è meglio documentarsi. Ovviamente alla base di qualsiasi relazione più che mai quella genitoriale deve esserci l'amore.
“I bambini d’oggi sembra sappiano tante cose, e le sanno, ma sotto il bambino tecnologico c’è quello eterno che non può vivere senza l’affetto e l’amore di qualcuno” così ci ricorda Mario Lodi, maestro scrittore.

                 SEMINARE CON AMORE                          

“Alla larga dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride,
 dalla grandezza che non si inchina davanti ai bambini!”
 (Kahil Gibran, poeta libanese). 

“Nei grandi allevamenti dell’Ovest americano non è permesso, nelle fattorie, adoperare nessuna espressione volgare.Se una ‘pedagogia animale’ ha simili esigenze nelle regioni selvagge del Far West, può la ‘pedagogia umana’ rimanere indietro?” 
 (F.W. Foerster, pedagogista)

Le persone che coltivano qualità positive rappresentano un modello luminoso e invitante: il migliore spot pubblicitario possibile per la crescita personale. Il mezzo più efficace per comunicare ai bambini questa prospettiva più gioiosa è attraverso il linguaggio del gioco: le storie e i giochi trasmettono naturalmente la leggerezza di qualità come la pace, la gentilezza e la fiducia.
 La cosa più importante di tutte, dovrebbe essere  che i nostri bambini siano felici! E l'unicco modo possibile è educarli con gioia, coltivandola prima di tutto in noi stessi.

Ci sono numerose illusioni alla base del sistema educativo moderno.
Tra queste, la convinzione che la felicità e l'appagamento dipendano dal successo materiale. Un'altra illusione è che una vasta conoscenza sia garanzia di successo in ogni campo. Una terza illusione è che il successo, in qualunque ambito, dipenda dal denaro.
Il denaro, ovviamente, è necessario per costruire qualsiasi cosa, da una casa a un ospedale. Più importante del denaro stesso, tuttavia, è la capacità di attrarlo.Nessuno può essere felice, e neppure raggiungere l'appagamento in qualsiasi campo, se la sua coscienza è priva di uno scopo elevato.

EDUCARE CON GIOIA


A cosa dare nutrimento nei bambini?
Da chi e da che cosa stanno attualmente assorbendo comportamenti e valori?
Come è cambiato il contesto culturale?
Quali sono gli ostacoli e quali le chiavi di accesso alla trasmissione dei veri valori della vita?
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Sono domande che ci poniamo tutti i giorni e a cui Nitai Deranja offre risposte pratiche, mostrando come sia possibile passare dal vecchio stile educativo fondato sull'indottrinamento ad un nuovo approccio basato sulla scoperta dei valori tramite l'esperienza diretta. Nitai Deranja in questo libro che vi propongo oggi offre un ampio ventaglio di attività, storie ed episodi di vita scolastica vissuta, immediatamente utilizzabili in classe o anche in famiglia, per educare i bambini e i ragazzi attraverso l'esperienza vissuta. Si passa attraverso il gioco e le storie perché questi strumenti didattici riescono meglio di qualunque discorso a trasmettere la leggerezza implicita della "materia" di cui sono fatti i valori.
Mi ha colpito molto ritrovare in questo libro qualcuna delle attività che facevo da bambina assieme ai miei genitori. Ve la ripropongo qui, chiudendo l'articolo lanciando un piccolo seme...provateci anche voi con i vostri bambini e i loro amici a liberarvi delle vostre facce di pietra.

ATTIVITÀ: Facce di pietra
Fascia d’età: 5-17 anni
Dimensione del gruppo: 2-36 componenti
Llivello di utilizzo: consolidato
Nessuna preparazione richiesta
 Dividete il gruppo in coppie e chiedete ai partecipanti di guardarsi l'un l'altro negli occhi. Il primo che sorride, ride o distoglie lo sguardo, perde. È possibile fare smorfie, ma non si possono emettere suoni né muovere le mani. Se volete tirar fuori lo spirito competitivo, i vincitori possono affrontare gli altri vincitori e chi perde farà lo stesso con gli altri perdenti, finché non si stilerà una classifica  delle "facce di pietra".


Vi auguro buon divertimento e mi raccomando  
 LIBERiAMOci 
dal peso delle nostre facce di pietra, 
seminando amore, gioia e poesia!




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